17/10/2014 – Nuovo Quotidiano di Puglia

17/10/2014 – Nuovo Quotidiano di Puglia

QUATTRO AMICI E UN GRAN SOGNOTappa nell’azienda Feudi di Guagnano di Pino De LucaLo si ripete spesso. Cosa c’è in questo calice dopo averne versato alla bottiglia appena stappata? E l’adepto neofita si sforza per riconoscere il prezioso liquido: Cabernet, Merlot, Primitivo, Nebbiolo, Amarone, Sangiovese, Montepulciano. Nero d’Avola, Gaglioppo, Cannonau, Bonarda, Negroamaro perfino. Nel bicchiere ci sono le fatiche e le speranze di chi ha lavorato un anno intero nella vigna. Di questa verità ci siam pasciuti, pensando di aver compreso tutto. E invece, come sempre, manca qualcosa. La personalità di chi sta di fronte, uno sguardo affetuoso che ti degna dell’attenzione. Sì, anche. Ma oggi, ai Feudi di Guagnano, nel bicchiere di vino abbiamo imparato a leggere un intero spaccato di sociologia, di macro e micro economia, di politica infine. Gianvito Rizzo, bocconiano poco più che cinquantenne, che affiancò la pratica della viniviticultura con quella professionale delle nuove tecnologia.Una storia di quattro amici al bar, che hanno ereditato ciascuno un po’ di vigna densa di storia e di fatica, prima causa di successo scolastico e poi attrattore di ritorno. Perché Gianvito è sincero, rammenta la fatica della terra e la scelta dello studio per fuggire quell’inferno pesantissimo. Ma poi quella radice diventa inestirpabile e invece di vendere i “quattro amici” decidono di andare avanti, di giocarsela la partita con il passato. E il gioco per Carlo, Franco, Gianvito e Jean François è appassionante. Una partita cominciata nel 1998 con 15 ettari di terra che ciascuno si ritrova per ragioni familiari diventa una azienda che viaggia ormai verso le 150.000 bottiglie l’anno su 15 etichette, alcune delle quali improntate alla freschezza e al consumo giovane altre verso grandi vini prodotti solo in particolari annate. La piccola azienda ha dei manager che la gestiscono e quindi viene condotta come se fosse una grande azienda, con una visuale fortemente inclinata alla competizione internazionale su mercati maturi e saturi. Oltre la metà dei vini dei Feudi di Guagnano prende la strada della Francia. Certamente la presenza di Jean François nella compagine è importante ma se non ci fosse l’apprezzamento del pubblico non sarebbe durato questo trend. Il segreto del successo, tra l’altro, non esiste.La presenza di un agronomo si limita alla gestione delle normali pratiche di coltivazione e le poche pratiche di cantina non sono nemmeno coadiuvate da enologi. Si tratta semplicemente di una cura maniacale della campagna, della possibilità di selezionare le uve e di scegliere se produrre il vino o meno, di un uso sapiente e morigerato del legno e della tecnica delle “sessioni di assaggio” con amici di qualche competenza per definire se un vino è o meno pronto per la bottiglia. Null’altro. Ad esemplificare questo in maniera incontrovertibile vi è un appezzamento di 45 are, meno di mezzo ettaro, che ha ricevuto un’offerta d’acquisto spropositata e cortesemente declinata. Gli alberelli sono li, circondati su tre lati da installazioni fotovoltaiche, enclave di una resistenza ad oltranza e testimoni di un altro futuro possibile. Etichette di gran prestigio dunque, come Nero di Velluto e Pietrafinita, ma anche vini di eccellente fattura e di costo accessibile, alcune con un rapporto qualità prezzo davvero molto interessante. Ad esempio il Cupone o Le Camarde.Un bocconiano in cantina è un boccone troppo ghiotto per lasciarsi sfuggire qualche riflessione sul futuro dell’agricoltura e della vitivinicoltura in generale. Oltretutto Gianvito è vicepresidente del Movimento Turismodel Vino. Ed ecco lo snocciolarsi delle “sorprese” nel Rizzo-pensiero. Il futuro è, primo, nella «riforma della burocrazia». Secondo Gianvito chi si carica la scelta di produrre qualità con essa si accinge ad avere sul groppone una quantità stratosferica di controllori anche quando i controllori non controllano nulla o controllano tutti la stessa cosa che si traduce in fogli di carta che sono più o meno sempre uguali. Secondo, nella ridefinizione delle regole commerciali. La “sportività” nella gestione dei pagamenti sul mercato interno è una delle cause di cose che accadono solo in Italia: aziende in attivo che devono portare i libri in tribunale. Le fatture emesse rimangono appese, la liquidità scarseggia e la carenzadi cassa rende inutile l’attività delle scritte sul registro vendite.Basilea 2 funziona solo nella sua parte peggiore. E dove è, dunque l’osservatorio di cui si diceva all’inizio? Semplicemente nell’osservare che quanto affermato è vero in linea generale, vi sono tuttavia delle sacche assai differenziate. Certamente all’estero. In Germania se non si paga una fornitura senza giustificato motivo viene chiusa l’attività in poche settimane. Ma anche in Italia. Alcuni clienti dei Feudi di Guagnano appartengono ad una lista speciale e, per scelta dell’azienda, godono di un trattamento speciale: clienti che pagano in anticipo. Quello che si scopre molto facilmente è che la distribuzione delle varie tipologie di clienti ha caratterizzazione propria per geografia, censo e settore merceologico e le sorprese non mancano. Sono ricerche che faranno altri, a noi basta che in quella piccola cantina guagnanese, sulla strada che va verso Cellino, i piccoli carati e i piccoli silos di acciaio continuino a riservarci le nostre beatitudini che a noi piace pagare a giusto prezzo.L’ARTICOLO: