23/01/2015 – Nuovo Quotidiano di Puglia

23/01/2015 – Nuovo Quotidiano di Puglia

QUESTO NON E’ POSTO PER (VINI) GIOVANITappa da Apollonio, a Monteroni di Lecce di Pino De LucaCos’è l’errore? Null’altro che la nostra fortuna, l’evento che accade quando meno te lo aspetti. Ed eccolo che si presenta come svista. Occorre essere grati all’errore. Ci ricorda che siamo fallaci e ci consente di chiedere scusa. Venerdì passato ho scritto “Torricella, frazione di Sava”: chiedo scusa a tutti gli abitanti di Torricella che è, onorevolmente, un comune a tutti gli effetti. E così, di comune in comune, si giunge a Monteroni. E precisamente sulla via per San Pietro in Lama. Un pomeriggio di gennaio inoltrato. Un bel cancello, un bell’ingresso. Gli Apollonio fanno vino dal 1870, da quando avevano una piccola cantina ad Aradeo, sono stati “barolisti” come, in altre terre, c’erano gli “amaronisti”. Poi, nel ’70, la decisione di provare a mettere il vino in bottiglia.E nel ’70 viene alla luce Massimiliano. Segno zodiacale “Vinarium” nella costellazione delle mastelle. Conversare con un uomo massiccio dal viso di ragazzino e le mani di chi lavora non solo col pensiero, è molto piacevole. Conversare di vino è stupefacente. A Massimiliano non fu mai chiesto: “Che vuoi fare da grande?”. I primi passi li mosse in cantina, la prima nuotata fu nel vino e la rima parola pronunciata senza balbettio fu “malolattica”. Segnato per sempre: c’è chi sceglie di fare un mestiere, chi ha l’obbligo di farlo e chi nasce enologo. La vita di Massimiliano dovrebbe chiamarsi vite. Cantina nuova, nuovi progetti, terre da sempre le stesse. Ovviamente quelle di proprietà, meno ovviamente quelle prese in affitto o dalle quali si trae l’uva da lavorare. Terre ricche, calde, di vitigni autoctoni che si incrociano su alberelli vetusti e robusti. Ricerca di acini sani, portatori di mosti possenti. Ben sanno i produttori quanto sia importante il percorso climatico e fitosanitario della vite e figuriamoci se non lo sa Massimiliano che ha proseguito la scelta che fu dei suoi predecessori: vini non filtrati, non pastorizzati e soggetti a pochissime lavorazioni di cantina. E dunque vi sono annate nelle quali il vino Apollonio non si produce proprio e vi sono annate nelle quali cammina da solo. E allora Massimiliano si schernisce. L’iperbole del ragionamento è che nel 2012, annata eccezionale, il vino non ha subito alcun intervento da parte dell’enologo. Il 2014, annata pessima, l’intervento dell’enologo è inutile. E dunque a che serve l’enologo, solo al2013 che è una annata mediamente condannata all’ignavia? Grande schiaffo all’enologo Massimiliano che, tra l’altro, è anche il formale rappresentante di tutti gli enologi pugliesi che di riconoscono in Assoenologi. Visto che ne è anche il Presidente. E invece no. «L’enologo è fondamentale – sostiene Massimiliano – purché abbia un suo progetto divino (attaccato o staccato non importa). E in nostro è un progetto da invecchiatori». Un altro mito che crolla, un altro tabù violato. E chi segue questa pagina rammenterà che è stato violato molte volte, adesso financo da una grande azienda. “I vini del Sud non sono longevi, per la longevità bisogna andare in collina”. Pura sciocchezza. In Australia e in Sudamerica si fanno ottimi vini capaci di migliorare negli anni purché accompagnati dai giusti contenitori e negli ambienti opportuni. La bottaia di Apollonio è uno spettacolo nello spettacolo.Legno francese per il negroamaro, legno americano per il primitivo. Poi sperimentazioni audaci con altri legni come il ciliegi. Ecco il mestiere di enologo da invecchiamento che viene fuori. Massimiliano, personalmente, si va a scegliere il legname da taglio nelle foreste di Francia e da quando “guida” la proiezione aziendale nel mondo (1995), senza dubbio alcuno si sono acclarate le capacità e anche una certa classe. D’altra parte, quando è giusta l’annata, non si imbottigliano quindicimila ettolitri di vino da distribuire nei mercati di tutto il mondo (circa il 98%) se non si ha almeno qualcosa da dire, da trasmettere, da raccontare. E se Robert Parker decreta il successo di un vino (del Divoto nel caso in questione con un punteggio assurdo) vuol dire che quel vino difficile, longevo, complesso, ha saputo raccontare la storia di un territorio, di una famiglia che da almeno quattro generazioni preserva e rende fruibile il vino del Salento nelle sue forme più ancestrali e, paradossalmente ma non tanto, più futuribili. Apollonio, ovviamente, non è solo Massimiliano, è anche Marcello che ha vocazione per l’area del marketing e della commercializzazione e, ad oggi, mantiene la struttura dell’azienda a vocazione e conduzione familiare. Anche se ormai si muove sul limite della necessità di articolarsi maggiormente avendo ben quattro linee di produzione. Dei vini di Apollonio si parla di rado, in particolare della linea Apollonio. Non è stipsi verbale o snobismo, è che basta stapparne una bottiglia e son capaci di raccontarsi autonomamente. Provate a versare il Diciotto Fanali in un calice, non solo racconta ma fa pure luce. Non ci si può però sottrarre, infine, a Massimiliano Apollonio Presidente di Assoenologi di Puglia, Calabria e Basilicata e dal sottoporgli una delle doglianze maggiori dei produttori di vino: la burocrazia. E la risposta di Massimiliano è esaustiva: «È davvero tanta, ma essa serve ad assicurare una genuinità ed una sicurezza che non esiste in nessunaltro paese al mondo. Purtroppo il consumatore italiano non è correttamente informato di tutto questo».L’ARTICOLO: