Giornalisti alla scoperta della Puglia con gli occhi di Claudio Quarta e delle sue cantine

Giornalisti alla scoperta della Puglia con gli occhi di Claudio Quarta e delle sue cantine

Un viaggio nella Puglia vitivinicola alla scoperta di un territorio che custodisce l’eccellenza del vino. È stato questo il filo conduttore del press tour organizzato da Claudio Quarta vignaiolo nelle sue cantine pugliesi. Un gruppo di giornalisti di settore sono stati ospiti di Cantina Moros, a Guagnano, in provincia di Lecce e di Tenute Emèra a Lizzano, nel tarantino, in un week end all’insegna del recupero e dell’innovazione delle identità culturali e colturali dei territori, quali opportunità per un modello di sviluppo, attento e sostenibile, capace di generare benessere e reddito anche per le nuove generazioni. GUAGNANO E IL MUSEO DEL NEGROAMAROLa prima tappa del viaggio è stata al Museo del Negroamaro di Guagnano, ricavato da un ex palmento di fine ‘800 che custodisce le antiche attrezzature, le botti, i fermentini, i contenitori, i torchi, utilizzati un tempo nella varie fasi di lavorazione delle uve. Qui i giornalisti sono stati accolti dalla scrittrice e studiosa di storia locale, Annalisa Bari, che ha raccontato aneddoti, storie e curiosità della vendemmia salentina di tanti anni fa. Un racconto accompagnato anche da documenti storici, come i quaderni contabili di epoca fascista, in cui venivano registrai dati e fasi delle diverse annate di raccolta dell’uva.Guagnano è un piccolo borgo rurale, epicentro della DOP Salice Salentino, nel cuore del Negroamaro, dove sorge cantina Moros. È la più piccola di casa Quarta, una minuscola cantina nata per fare un solo vino, l’omonimo Moros, Salice Salentino D.O.P. prodotto in piccole quantità, poco più di seimila bottiglie: una rarità nel panorama nazionale. CANTINA MOROSVisita in cantina dunque: già fra le storiche cantine sociali delle “Terre del Negroamaro”, Moros sorge nei pressi della stazione ferroviaria del paese (Ferrovie Sud-Est) come esigeva la cultura del tempo, quando il vino non veniva imbottigliato localmente, ma fungeva da prodotto “da taglio”, richiesto in diverse aree geografiche per rinvigorire altri vini. È rinata nel 2012 per volere di Claudio Quarta per esaltare ilcrudel territorio in una moderna “One Garage Wine” di respiro francese o forse californiano. Grazie a un restauro conservativo del vecchio opificio, le vasche sotterranee – in passato utilizzate per lo stoccaggio del vino – sono sorprendentemente tornate a nuova vita nella veste di scrigni che custodiscono le botti per l’affinamento del Salice Salentino. La ristrutturazione è stata ultimata nel 2012, anno della prima vendemmia.Definitiva non a caso una piccola galleria d’arte contemporanea, custodisce i dipinti e un prezioso murale di Ercole Pignatelli. Nella bottaia, invece, un dedalo di corridoi e nicchie racchiude pregiati reperti archeologici della storia del vino che costituiscono il “Museo della Magna Grecia” di Claudio Quarta. Qui si lavorano le uve di Negroamaro e Malvasia Nera, coltivate in un piccolo vigneto di 1.1 ettari annesso alla struttura, giardino “Morosita”, dove è stato realizzato un lavoro di recupero colturale delle viti risalenti almeno a cinquant’anni fa. Al centro, una piccola casetta, tipico ricovero dei contadini di un tempo, oggi rappresenta un suggestivo elemento di richiamo alla tradizione rurale. La cantina, modernamente attrezzata, ha una capacità produttiva totale di 400 Hl. IL DEBUTTO DI MOROS: UNA CANTINA, UN VIGNETO, UN VINODopo la visita della cantina, si è svolta la prima degustazione ufficiale di Moros Salice Salentino D.O.P. – Riserva 2012, “vin du garage” made in Salento. Il debutto di Moros è stato accompagnato da uno show cooking per assaporare la Puglia a tavola, grazie alla sinergia con la Med Cooking School di Ceglie Messapica, l’unica scuola di cucina al Sud Italia riconosciuta dall’ALMA del maestro Gualtiero Marchesi. Nell’occasione, lo chef docente Antimo Savese, responsabile food della Med Cooking School, insieme agli chef Francesco Vitale e Marco Pappadà, ha preparato sotto gli occhi degli accorsi un menù “al vino Moros”. Dall’antipasto, con un grissino impastato col Moros e servito insieme al Capocollo di Martina Franca, fino agli straccetti alla mela verde con grana e salsa di Moros, passando per gli gnocchetti con peperoni arrostiti, zucchine e olive, concedendosi un altro vino solo per la conclusione: pere cotte al vino di Claudio Quarta con gelato alle mandorle. La prima di Moros, è stato un modo per parlare di vino e cucina, ma anche per promuovere un territorio che proprio nel settore enogastronomico trova uno dei suo traini a livello economico regionale e nazionale. TENUTE EMÉRALa seconda giornata del press tour è stata dedicata a Tenute Eméra a Marina di Lizzano, la seconda cantina pugliese di Claudio Quarta Vignaiolo che condivide con Moros la valorizzazione della vocazione territoriale, la ricerca e la sostenibilità ambientale.Accanto agli autoctoni Primitivo, Negroamaro e Fiano, è stato costituito, in un progetto coordinato dal Prof. Scienza dell’Università di Milano, un vigneto di biodiversità che ospita oltre 500 varietà di vitigni minori, prevalentemente di origine caucasica e mediterranea, che oggi costituisce la collezione più ricca al mondo di queste varietà. PRIMA TAPPA, CASINO NITTIUn grande vigneto, a ridosso del mare, un terreno ricco e da sempre vocato alla viticoltura con quel qualcosa in più che da una parte riporta la memoria alle calde e assolate atmosfere della Puglia rurale, dall’altra incarna perfettamente l’innovazione propria di chi da sempre è proiettato nella ricerca e nell’innovazione: è Tenute Eméra, la più grande delle cantine di Claudio Quarta, situata nel cuore delle DOP di Manduria e Lizzano. Si estende su una proprietà di circa 80 ettari, di cui quasi 50 vitati nel 2007, in un’area a ridosso della costa jonica. Immerso nei vigneti l’antico Casino Nitti, appartenuto al primo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia del primo dopoguerra, Francesco Saverio Nitti (1919-20). La vista dalla terrazza è un’esperienza unica. Qui il tempo si è fermato: gli ambienti del Casino, ancora da recuperare, conservano intatto il fascino dell’architettura rurale e gli antichi palmenti torneranno a nuova vita, grazie ad un progetto, come sempre ambizioso e lungimirante, di recupero e valorizzazione di un insediamento architettonico e produttivo che è un tutt’uno con il paesaggio circostante. IL VIGNETO DELLA BIODIVERSITÀParticolarmente entusiasmante è stata la visita al vigneto della biodiversità. Oltre alle varietà autoctone come Primitivo, Negroamaro e Fiano, sono stati impiantati vitigni internazionali come Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay, seguendo un rigoroso schema, frutto dello scientifico studio di microzonazione, che ha preceduto la messa a dimora delle piante. Il suolo è stato classificato in undici categorie pedologiche a ciascuna delle quali sono stati associati altrettanti vitigni. All’interno dell’area è stato costituito, in un progetto coordinato dal Prof. Scienza dell’Università di Milano, un vigneto di biodiversità che ospita oltre 500 varietà di vitigni minori, prevalentemente di origine caucasica e mediterranea, che oggi costituisce la collezione più ricca al mondo di queste varietà. LA CANTINALa cantina è una struttura ipogea disposta su tre livelli, costruita sfruttando un salto di quota naturale di 7 metri sul livello del mare e scavando per ulteriori 13 metri. Il tetto della cantina è completamente ricoperto da un prato che assicura il necessario isolamento termico e contribuisce fortemente all’abbattimento dei consumi energetici. Tutte le acque meteoriche, inoltre, sono raccolte e convogliate nell’impianto di fitodepurazione dove le piante di papiro riciclano l’acqua che è riutilizzata per l’irrigazione del piccolo orto aromatico che accoglie i visitatori e, solo nei periodi di forte siccità, anche dei vigneti. La struttura è attrezzata per accogliere gli enoturisti ai quali si offre l’opportunità di una vacanza esperienziale tra vigneti e cantina, degustando vini e partecipando alla vendemmia e alle successive fasi di produzione.Dopo la visita, nell’antica stalla ristrutturata che si affaccia sul cortile della masseria, la degustazione tecnica dei vini Claudio Quarta: Amure, Anima di Chardonnay, Rose, Qu.Ale, Anima di Negroamaro, Anima di Primitivo, SUDdelSUD, ORO di Eméra, MorosI vari momenti del press tour sono stati l’occasione per conoscere Claudio Quarta che nel 2005, abbandonato il camice e una brillante carriera da ricercatore e da imprenditore farmaceutico, dà inizio alla sua “nuova vita” da vignaiolo. Un ritorno alle origini e alla sua vecchia e mai sopita passione per gli ottimi vini. Claudio Quarta non diviene semplicemente un produttore, ma dà vita a qualcosa di più. Le sue cantine incarnano una filosofia, un modo di essere, di pensare (o ripensare) la terra e le sue vocazioni, le tradizioni e quella innovazione che gli è da sempre congenita. La chiave di accesso al mondo enologico di Claudio Quarta è nel rapporto osmotico con i territori scelti per le sue cantine, non a caso storicamente vocati alla viticoltura, che con le rispettive peculiarità, autoctonie, caratteristiche inconfondibili, sono racchiusi in ogni etichette. Determinate è il suo approccio “scientifico ”, orientato alla ricerca e alla sostenibilità, che non è solo ambientale ma anche economica e sociale. Quando si pensa ad uno sviluppo sostenibile non si possono ignorare, infatti, i tre elementi della sostenibilità che devono essere tutti presenti, in equilibrio. Ciò tuttavia non è sufficiente. Il dovere di ciascuno è quello di lasciare ai propri successori qualcosa di più: lo si può e lo si deve fare attraverso la generazione di conoscenza e innovazione. Ecco dunque che nelle cantine di Claudio Quarta si sente parlare di “incrementabilità”, un neologismo coniato per esprimere l’unione di sostenibilità e conoscenza, in grado di consegnare alle giovani generazioni un’opportunità in più, proprio grazie allo sviluppo scientifico e alla ricerca. CHIUSURA IN FESTA: LU CAPUCANALIIl press tour si è concluso con “Lu Capucanali” la seconda edizione della festa di fine vendemmia, organizzata proprio a Tenute Emèra. Una grande festa popolare che ha registrato la partecipazione di giovani, famiglie e l’entusiasmo dei bambini che hanno vissuto i momenti tipici della vendemmia. Dal taglio dei grappoli, al trasferimento dei tini in cantina sui carretti d’epoca, alla pigiatura dell’uva con i piedi a suon di musica, proprio come si faceva un tempo.La cantina a Marina di Lizzano per un giorno si è rituffata nel passato per celebrare quella che Federico Quaranta, conduttore Rai di Decanter e La prova del fuoco, ospite della serata, ha definito la “festa della terra”. Terra da annusare, stringere tra le mani e ringraziare per ciò che ci regala qui in Puglia: tanti prodotti straordinari come l’uva e il vino.Un ritorno alla terra e alla nostra storia, dunque, per provare a riscriverla con un linguaggio moderno capace di parlare ai bambini e ai più giovani, a cui trasmettere quei valori che hanno disegnato un territorio da sempre vocato all’agricoltura e alla produzione vitivinicola: Claudio Quarta docetUna terra che oggi torna ad essere centrale anche nelle strategie di promozione del vino, capace di suscitare emozioni e di raccontare la bellezza struggente di un territorio meraviglioso, come la Puglia, che incanta a attrae sempre più turisti ed eno-viaggiatori. Una Puglia rurale che affascina e incuriosisce anche i giovani, grazie anche ad iniziative come questa: tanti davvero quelli che domenica si sono cimentati nel taglio dell’uva, per poi abbandonarsi allo spettacolo emozionante della BandaAdriatica nella cornice della masseria. I GIORNALISTI CHE HANNO PARTECIPATO AL PRESS TOUR Bartolomeo Roberto Lepori – SOMMELIER, GIORNALISTA FREE LANCE Francesca Landolina – CRONACHE DI GUSTO Maurizio Valeriani – LUCIANO PIGNATARO/IL MATTINO Laura di Cosimo – SPIRITO DIVINO Piera Genta – ITALIA A TAVOLA Mauro Bertolli – ITALIA DEL VINO Giuseppe Barretta – SLOW WINE/ gnammm.it Leda Cesari – NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA Antonella Millarte – GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO