C’è un nemico invisibile che si nasconde in tutte le case | È un gas dannosissimo per la salute: se lo trovi devi agire immediatamente

Il Radon è un gas radioattivo naturale, inodore e incolore, che si accumula nelle abitazioni. Scopri i rischi per la salute e come monitorare la sua presenza.

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Gas (Pexels) - MtvPuglia

Spesso si tende a considerare la propria abitazione come il luogo più sicuro al mondo, un rifugio protetto dai pericoli esterni. Tuttavia, esiste una minaccia silenziosa e impercettibile che può annidarsi proprio tra le mura domestiche: il Radon. Si tratta di un gas nobile, radioattivo, incolore, inodore e insapore, che rappresenta un serio rischio per la salute pubblica, spesso sottovalutato dai non addetti ai lavori.

Il Radon non è un prodotto dell’inquinamento industriale, ma ha un’origine del tutto naturale. Deriva dal decadimento dell’uranio presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione. All’aperto, questo gas si disperde rapidamente nell’atmosfera senza causare problemi significativi; il pericolo sorge quando penetra negli ambienti chiusi, come case, scuole e uffici, dove tende ad accumularsi raggiungendo concentrazioni nocive.

L’origine geologica e l’infiltrazione domestica

La presenza del Radon è strettamente legata alla geologia del territorio. Terreni di origine vulcanica, graniti e pozzolane sono particolarmente ricchi di uranio e, di conseguenza, potenziali sorgenti di questo gas. Tuttavia, la composizione del suolo non è l’unico fattore determinante. La permeabilità del terreno e le caratteristiche costruttive dell’edificio giocano un ruolo cruciale.

Il gas risale dal sottosuolo e penetra negli edifici sfruttando quella che viene definita “depressione” o effetto camino: la differenza di pressione tra l’interno della casa (solitamente più caldo) e il terreno spinge l’aria dal basso verso l’alto, aspirando il gas attraverso fessure nelle fondamenta, giunzioni tra pavimento e pareti, passaggi dei tubi idraulici e condotti di ventilazione. I locali più a rischio sono, naturalmente, quelli a diretto contatto con il suolo, come cantine, seminterrati e piani terra, sebbene il gas possa diffondersi anche ai piani superiori attraverso le trombe delle scale e gli ascensori.

L’impatto sanitario: la seconda causa di tumore al polmone

Il rischio sanitario derivante dall’esposizione al Radon è documentato da decenni di studi scientifici ed è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che lo ha classificato come cancerogeno di gruppo 1. Il pericolo non risiede tanto nel gas in sé, che viene in gran parte espirato, quanto nei suoi prodotti di decadimento (i cosiddetti “figli” del Radon). Questi sono elementi solidi e radioattivi che si attaccano al particolato atmosferico presente nell’aria di casa (polvere, fumo, vapore).

Quando inaliamo queste particelle, esse si depositano nell’epitelio bronchiale ed emettono radiazioni alfa, capaci di danneggiare il DNA delle cellule polmonari. Se il danno non viene riparato correttamente dai meccanismi biologici, può dare origine a processi cancerogeni. Le statistiche sono allarmanti: il Radon è considerato la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di tabacco. In Italia, si stima che circa il 10% dei casi di tumore polmonare sia attribuibile a questo gas, causando oltre 3.000 decessi l’anno. È fondamentale notare che esiste un forte effetto sinergico tra Radon e fumo: per i fumatori, il rischio di sviluppare la malattia in presenza di Radon è esponenzialmente più alto rispetto ai non fumatori.

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Casa – MtvPuglia

Diagnosi e bonifica: strategie di difesa

Poiché i nostri sensi non possono rilevarlo, l’unico modo per sapere se la propria casa è a rischio è misurarne la concentrazione. La misurazione non è un’operazione istantanea, poiché i livelli di Radon fluttuano notevolmente tra giorno e notte e tra le diverse stagioni (tendono a essere più alti in inverno). Per questo motivo, si utilizzano dei dosimetri passivi, piccoli dispositivi economici che devono essere lasciati nell’ambiente per un periodo medio-lungo, solitamente un anno o almeno sei mesi.

In Italia, la normativa recente (D.Lgs 101/2020) ha stabilito nuovi livelli di riferimento per la concentrazione di Radon, fissando a 300 Bq/m³ (Becquerel per metro cubo) il limite per le abitazioni esistenti e a 200 Bq/m³ per le nuove costruzioni. Se le misurazioni rilevano valori superiori, è necessario intervenire con opere di bonifica. Le soluzioni variano in base alla gravità della situazione: si va dalla sigillatura delle crepe e al miglioramento della ventilazione naturale, fino a interventi più complessi come la depressurizzazione del suolo, che consiste nell’installare un sistema di aspirazione sotto le fondamenta per captare il gas e disperderlo all’esterno prima che entri in casa. La consapevolezza e il monitoraggio restano le prime e più efficaci armi di difesa contro questo nemico invisibile.