Questo è il Nero di Troia ed è un vino che fanno solo in 3 province italiane | Non ci crederai ma ecco perché si chiama così
Scopri la storia, le caratteristiche e gli abbinamenti dell’Uva di Troia, il vitigno autoctono che sta ridefinendo l’eccellenza enologica della Puglia settentrionale.
Vino rosso Puglai (Pexels) - MtvPuglia
Nel vasto e variegato panorama enologico della Puglia, terra storicamente vocata alla viticoltura, si sta assistendo da alcuni anni a una vera e propria riscoperta. Se per decenni il Primitivo e il Negroamaro hanno dominato la scena internazionale come simboli del tacco d’Italia, oggi i riflettori sono puntati sul terzo grande vitigno autoctono regionale: l’Uva di Troia, o più comunemente Nero di Troia. Coltivato prevalentemente nella parte centro-settentrionale della regione, questo vitigno rappresenta l’anima elegante e austera della Puglia, capace di regalare vini di straordinaria complessità e longevità.
Tra leggenda omerica e radici storiche
Le origini dell’Uva di Troia sono avvolte in un fascino misterioso che intreccia la storiografia con la mitologia greca. La leggenda più suggestiva narra che sia stato l’eroe greco Diomede, compagno di Ulisse durante la guerra di Troia, a portare con sé i tralci di questa vite approdando sulle sponde del Gargano. Secondo il mito, Diomede piantò il vitigno per ricordare la sua terra d’origine o, secondo altre versioni, per celebrare la città che aveva contribuito a sconfiggere. Una teoria più pragmatica e storicamente accreditata lega invece il nome al comune di Troia, un piccolo borgo in provincia di Foggia fondato dai bizantini, o alla città albanese di Cruja, suggerendo un’importazione attraverso l’Adriatico.
Indipendentemente dalla genesi, la storia recente del Nero di Troia è quella di un riscatto. Per lungo tempo, grazie alla sua buccia spessa e ricca di polifenoli, è stato utilizzato quasi esclusivamente come uva da taglio per dare colore e corpo a vini più deboli prodotti nel Nord Italia o in Francia. Solo negli ultimi vent’anni, grazie al lavoro lungimirante di produttori locali e enologi, si è compreso il potenziale della vinificazione in purezza, trasformando un gregario di lusso in un protagonista assoluto dell’enologia meridionale.
Un carattere nobile: eleganza e complessità
Ciò che distingue il Nero di Troia dagli altri grandi rossi pugliesi è il suo profilo organolettico, che vira decisamente verso l’eleganza piuttosto che sulla potenza alcolica immediata. È un vitigno a maturazione tardiva, spesso vendemmiato a fine ottobre, caratteristica che permette lo sviluppo di un corredo aromatico fine e complesso. Il nome “Nero” non è casuale: fa riferimento all’intensa carica cromatica della buccia, che conferisce al vino un colore rosso rubino impenetrabile, tendente al granato con l’invecchiamento.
Al naso, il Nero di Troia si presenta con sentori inconfondibili di viola mammola, frutti di bosco scuri come la mora e il mirtillo, e note speziate di liquirizia, pepe nero e tabacco. Al palato, la sua caratteristica distintiva è la trama tannica. A differenza della morbidezza vellutata del Primitivo, il Nero di Troia possiede tannini importanti, talvolta spigolosi in gioventù, che richiedono un sapiente affinamento, spesso in legno, per essere domati. Questa struttura tannica, unita a una buona acidità, è tuttavia la garanzia della sua longevità: è un vino capace di evolvere magnificamente in bottiglia per molti anni, acquisendo un’austera nobiltà.
Il legame con il territorio e gli abbinamenti a tavola
L’habitat naturale del Nero di Troia si estende dalla provincia di Foggia fino alla zona della Murgia e alla provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT). È qui che il vitigno trova la sua massima espressione, in particolare nella denominazione Castel del Monte DOCG, dove i terreni calcarei e il clima ventilato permettono alle uve di maturare mantenendo freschezza e sanità. Il terroir gioca un ruolo fondamentale: le escursioni termiche tipiche dell’altopiano murgiano favoriscono la concentrazione degli aromi, differenziando questi vini da quelli prodotti nelle zone costiere più calde.
A tavola, il Nero di Troia richiede abbinamenti strutturati che possano tenere testa alla sua complessità. È il compagno ideale per la cucina di terra della tradizione pugliese. Si sposa perfettamente con primi piatti al ragù di carne, come le classiche orecchiette, ma dà il meglio di sé con secondi importanti: agnello alla brace, brasati, selvaggina e formaggi stagionati come il Canestrato Pugliese DOP o il Caciocavallo Podolico. In definitiva, il Nero di Troia non è solo un vino, ma un racconto liquido di una Puglia diversa, meno barocca e più aristocratica, che sta conquistando i palati più esigenti del mondo.
