Tra Mistica e Storia, il Cuore Pulsante del Gargano è tutto in questo Borgo | Patrimonio dell’umanità Unesco: la Puglia vanta questa eccellenza
Scopri Monte Sant’Angelo, patrimonio UNESCO nel Gargano: un viaggio tra la sacra grotta di San Michele, vicoli medievali e tradizioni gastronomiche uniche.
Monte Sant'Angelo (Wiki) - MtvPuglia
Arroccato a circa 800 metri sul livello del mare, in una posizione che domina il Golfo di Manfredonia e lo sperone d’Italia, sorge Monte Sant’Angelo. Questa cittadina, la più alta del Gargano, non è semplicemente una meta turistica, ma un luogo dove la storia si intreccia indissolubilmente con la spiritualità e la natura selvaggia. Riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2011, nell’ambito del sito seriale “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, il borgo rappresenta una tappa imprescindibile per chiunque desideri comprendere l’anima profonda della Puglia settentrionale. Visitare Monte Sant’Angelo significa intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, tra echi di crociati, architetture normanne e riti religiosi millenari.
Il Santuario di San Michele Arcangelo: Un Patrimonio Mondiale
Il cuore pulsante del borgo è senza dubbio il Santuario di San Michele Arcangelo, uno dei luoghi di culto più antichi e venerati della cristianità occidentale. La sua unicità risiede nella struttura stessa: non una cattedrale che si innalza verso il cielo, ma una discesa nelle viscere della terra. La Basilica, infatti, è ricavata all’interno di una grotta naturale dove, secondo la tradizione, l’Arcangelo Michele apparve per la prima volta nel 490 d.C. Varcare la soglia del santuario è un’esperienza che trascende la semplice visita turistica. Scendendo la lunga scalinata angioina, si avverte un cambio tangibile di atmosfera: la temperatura scende, la luce si fa soffusa e il silenzio della pietra calcarea avvolge il visitatore.
Per secoli, questo luogo è stato capolinea della “Via Sacra Langobardorum”, una variante della Via Francigena percorsa da papi, imperatori e milioni di pellegrini diretti in Terra Santa. Le iscrizioni runiche e latine incise sulle pareti d’ingresso testimoniano il passaggio di fedeli provenienti da ogni angolo d’Europa fin dall’Alto Medioevo. L’altare, dominato dalla statua in marmo di Carrara del Sansovino, è il fulcro di una devozione che ha resistito intatta per oltre quindici secoli, rendendo la grotta un esempio eccezionale di continuità storica e culturale.
Il Quartiere Junno e il Castello: L’Architettura del Potere e del Popolo
Emergendo dalla sacralità della grotta, il visitatore si trova immerso nel Rione Junno, il quartiere più antico del borgo. Qui, l’urbanistica medievale si manifesta nella sua forma più pura: un labirinto di case a schiera imbiancate a calce, vicoli stretti e scalinate ripide progettate strategicamente per disorientare gli invasori e proteggere gli abitanti dai venti invernali. Passeggiare per il Junno offre scorci fotografici di rara bellezza, con il bianco delle abitazioni che contrasta con l’azzurro intenso del cielo pugliese.
A vigilare sull’abitato si erge il maestoso Castello Normanno-Svevo-Aragonese. La fortezza, ampliata e modificata nel corso dei secoli dalle diverse dominazioni che si sono succedute nel Sud Italia, è un libro di pietra che racconta l’evoluzione dell’architettura militare. Dalla Torre dei Giganti, la parte più antica risalente all’epoca normanna, ai bastioni aragonesi a forma di mandorla, il castello offre una testimonianza tangibile del ruolo strategico di Monte Sant’Angelo. Dagli spalti della fortezza, la vista spazia dalla Foresta Umbra fino al mare Adriatico, regalando uno dei panorami più suggestivi dell’intera regione.
Gastronomia e Tradizioni: I Sapori della Memoria
Un viaggio a Monte Sant’Angelo non può dirsi completo senza aver esplorato la sua identità gastronomica, che riflette la rusticità e la genuinità del territorio garganico. Il simbolo culinario del borgo è il celebre Pane di Monte Sant’Angelo. Si tratta di pagnotte di grandi dimensioni, che possono raggiungere anche i 5 o 6 chilogrammi, caratterizzate da una crosta croccante e bruna e da una mollica soffice e alveolata. Questo pane, cotto in forni a legna tradizionali, nasceva dall’esigenza dei pastori e dei contadini di avere un alimento che si conservasse fresco per molti giorni.
Altro elemento distintivo sono le “Ostie Chiene” (ostie ripiene), un dolce nato, secondo la leggenda, per un errore culinario all’interno del convento delle Clarisse. Due cialde di ostia racchiudono un ripieno energetico e aromatico di mandorle tostate, miele e cannella. Assaporare questi prodotti mentre si cammina tra le viuzze del centro storico aggiunge una dimensione sensoriale alla visita, completando il ritratto di un luogo che sa nutrire tanto lo spirito quanto il corpo. Andare a Monte Sant’Angelo oggi significa scegliere un turismo lento e consapevole, lontano dalle frenesie balneari, per riscoprire le radici profonde della cultura mediterranea.
