Addio chiamate dai call center | Ho scaricato questa app e nessuno mi chiama più: finalmente la risoluzione definitiva

Scopri le strategie più efficaci per bloccare le telefonate dei call center: dal Registro delle Opposizioni alle app di filtraggio, fino alla gestione consapevole della privacy.

Chiamate call center

Chiamate call center (Pexels) - MtvPuglia

Il telefono squilla, spesso in orari strategici come la pausa pranzo o la sera. Sul display appare un numero sconosciuto o, peggio, un numero che sembra locale. Rispondiamo, aspettandoci una comunicazione importante, e invece ci ritroviamo bersaglio dell’ennesima offerta commerciale non richiesta. Il telemarketing aggressivo è diventato una delle piaghe digitali più sentite dai consumatori italiani. Tuttavia, difendersi è possibile: serve una combinazione di strumenti istituzionali, soluzioni tecnologiche e una nuova consapevolezza nella gestione dei propri dati personali.

Il primo passo fondamentale: il Registro Pubblico delle Opposizioni

La prima linea di difesa, e l’unica ufficialmente riconosciuta dallo Stato italiano, è il Registro Pubblico delle Opposizioni (RPO). Dalla riforma del 2022, questo strumento è stato potenziato per includere non solo i numeri fissi presenti negli elenchi telefonici, ma anche i numeri di cellulare e i fissi riservati. L’iscrizione è gratuita e può essere effettuata via web, telefono o email.

Il funzionamento è, in teoria, semplice ma potente: iscrivendo il proprio numero al Registro, si annullano tutti i consensi al telemarketing rilasciati in precedenza (tranne quelli verso i gestori con cui si hanno contratti attivi, come le utenze di luce e gas o la propria compagnia telefonica). Una volta iscritti, gli operatori di telemarketing sono tenuti per legge a consultare il registro e a non chiamare i numeri presenti in lista. Sebbene il sistema abbia drasticamente ridotto le chiamate dai call center legali e conformi alle norme, presenta ancora dei limiti contro il cosiddetto telemarketing illegale. Molti operatori scorretti, spesso situati fisicamente fuori dall’Unione Europea, ignorano deliberatamente il Registro, utilizzando tecniche di spoofing (camuffamento del numero) per aggirare i controlli. Nonostante ciò, l’iscrizione rimane il passaggio imprescindibile per scremare la maggior parte del traffico indesiderato.

Tecnologia in aiuto: filtri nativi e applicazioni di terze parti

Quando la legge non basta, la tecnologia offre strumenti immediati direttamente sul nostro smartphone. Sia i sistemi operativi Android che iOS hanno integrato funzioni avanzate per combattere lo spam telefonico. Su Android, l’app Telefono di Google possiede un eccellente filtro antispam che segnala in rosso le chiamate sospette o le blocca automaticamente. Su iPhone, è possibile attivare l’opzione “Silenzia numeri sconosciuti”, che devia direttamente alla segreteria tutte le chiamate provenienti da numeri non presenti in rubrica, sebbene questa soluzione possa risultare drastica per chi usa il telefono per lavoro.

Per un filtraggio più selettivo, esistono applicazioni di terze parti come Truecaller, Hiya o Tellows. Queste app si basano su enormi database collaborativi: quando un utente segnala un numero come “scocciatore”, l’informazione viene condivisa con tutta la community. Quando quel numero chiamerà voi, l’app lo identificherà immediatamente come “Call Center” o “Truffa”, permettendovi di non rispondere o bloccandolo alla fonte. È doveroso, però, fare una precisazione giornalistica sulla privacy: molte di queste app, per funzionare al meglio nella versione gratuita, richiedono l’accesso alla vostra rubrica telefonica o la condivisione del vostro numero nel loro database. È sempre consigliabile leggere attentamente i termini di servizio prima di installarle.

Tariffe telefoniche
Tariffe telefoniche (Pexels) – MtvPuglia

Prevenzione e igiene digitale: attenzione alle spunte

Spesso siamo noi stessi, inconsapevolmente, ad aprire la porta ai call center. La radice del problema risiede quasi sempre nel momento in cui compiliamo moduli online, sottoscriviamo carte fedeltà o richiediamo preventivi su internet. In fondo a questi moduli, ci troviamo di fronte a una serie di caselle da spuntare per la privacy (GDPR).

L’errore più comune è cliccare su “Accetta tutto” per fretta. Solitamente, solo la prima spunta è obbligatoria per ottenere il servizio richiesto. Le successive, spesso indicate come “cessione dati a terzi per finalità di marketing” o “comunicazione a partner commerciali”, sono quelle che autorizzano legalmente la vendita del vostro numero a decine di call center. Una volta dato questo consenso, il Registro delle Opposizioni viene scavalcato, poiché avete esplicitamente chiesto di essere contattati. La strategia migliore è dunque preventiva: sviluppare una rigorosa igiene digitale. Leggete sempre le clausole scritte in piccolo e negate ogni consenso che non sia strettamente funzionale all’erogazione del servizio. Se ricevete una chiamata indesiderata nonostante tutte le precauzioni, evitate di interagire, riagganciate e bloccate il numero: rispondere o premere tasti per “parlare con un operatore” spesso serve solo a confermare che il vostro numero è attivo, aumentandone il valore nel mercato nero dei dati.