Addio spedizioni gratuite online | Arriva la “tassa sui pacchi”: il Governo ha ufficializzato tutto, dal 1° gennaio 2026 dovremo pagare tutti

Dal 2026 scatta in Italia un contributo di 2€ sulle consegne a domicilio. Una misura destinata a rivoluzionare l’e-commerce per ridurre traffico e inquinamento.

Pacchi ordine online

Pacchi ordine online (Pexels) - MtvPuglia

Il panorama del commercio elettronico in Italia si appresta a vivere una delle trasformazioni più radicali dell’ultimo decennio. A partire dal 1° gennaio 2026, infatti, entrerà ufficialmente in vigore la cosiddetta “tassa sui pacchi”, un’imposta fissa di 2 euro applicata su ogni singola consegna effettuata tramite corriere. La misura, a lungo dibattuta nelle aule parlamentari e fortemente sostenuta dalle associazioni dei commercianti al dettaglio, mira a ridisegnare gli equilibri tra il gigante dell’online e la rete dei negozi di prossimità, ponendo al centro del dibattito la sostenibilità ambientale e la gestione del traffico urbano.

Non si tratta di una semplice accisa, ma di un vero e proprio intervento strutturale che andrà a colpire la logistica dell’ultimo miglio. L’obiettivo dichiarato non è solo quello di fare cassa, ma di disincentivare l’acquisto compulsivo di piccoli oggetti spediti singolarmente, favorendo invece raggruppamenti di ordini o l’utilizzo di metodi di ritiro alternativi. In questo articolo analizziamo i dettagli della normativa, le motivazioni alla base della scelta e l’impatto che questa avrà sulle tasche dei consumatori italiani.

Come funziona la nuova imposta: dettagli e perimetro di applicazione

Il testo della legge, che diverrà operativo all’alba del 2026, stabilisce un contributo fisso di 2 euro per ogni pacco consegnato al domicilio del cliente finale. La tassa sarà applicata direttamente agli operatori logistici e alle piattaforme di e-commerce, che avranno poi la facoltà di decidere se assorbire il costo o, come appare molto più probabile, ribaltarlo sull’acquirente. La normativa prevede tuttavia delle specifiche esenzioni mirate a premiare comportamenti virtuosi: l’imposta, ad esempio, non verrà applicata alle consegne effettuate presso i locker (armadietti automatici) o i punti di ritiro convenzionati (edicole, tabaccherie, negozi). Inoltre, sono previste agevolazioni per le consegne effettuate con mezzi a impatto zero, come cargo bike o veicoli totalmente elettrici, in determinate zone a traffico limitato.

L’Agenzia delle Entrate avrà il compito di monitorare i flussi delle spedizioni. Ogni collo tracciato sarà soggetto al prelievo, indipendentemente dal valore della merce contenuta. Questo aspetto ha sollevato non poche polemiche, poiché la tassa inciderà proporzionalmente molto di più sugli acquisti di basso valore (il cosiddetto fast fashion o la piccola oggettistica) rispetto ai beni di lusso. Tuttavia, il legislatore ha chiarito che la ratio della norma è legata al movimento fisico del furgone e al suo impatto sulla città, non al valore intrinseco del bene trasportato.

Sostenibilità e concorrenza: le ragioni dietro la manovra

Due sono i pilastri su cui si fonda questa decisione politica ed economica: l’ecologia e l’equità di mercato. Dal punto di vista ambientale, i dati sono allarmanti: il boom dell’e-commerce ha portato a un aumento esponenziale dei veicoli commerciali leggeri nei centri urbani italiani, contribuendo significativamente alla congestione del traffico e all’inquinamento atmosferico. La tassa da 2 euro intende fungere da deterrente per le “consegne frammentate”, spingendo i consumatori a consolidare gli acquisti in un’unica spedizione o a muoversi fisicamente verso un punto di ritiro, riducendo così il numero di stop-and-go dei corrieri.

Sul fronte economico, la misura risponde al grido d’allarme lanciato da anni dai negozianti fisici. Il commercio tradizionale lamenta una disparità di condizioni rispetto ai giganti del web, che spesso beneficiano di regimi fiscali agevolati e non devono sostenere i costi fissi di una vetrina su strada. L’introduzione di questo balzello mira a riequilibrare, seppur parzialmente, il campo da gioco, rendendo l’acquisto online meno conveniente per i beni di consumo immediato e di basso costo, e restituendo competitività al negozio sotto casa.

Corriere
Corriere (Pexels) – MtvPuglia

L’impatto sui consumatori: fine dell’era delle spedizioni gratuite?

Cosa cambierà concretamente per le famiglie italiane dal 2026? Lo scenario più plausibile è la fine, o quantomeno una drastica riduzione, delle politiche di “spedizione gratuita” illimitata a cui siamo stati abituati. I grandi player del settore, che hanno costruito il loro successo sulla velocità e sull’assenza di costi di consegna, dovranno rivedere i propri modelli di business. È probabile che gli abbonamenti annuali per le consegne subiranno rincari, oppure che verranno introdotte soglie di spesa minima più alte per evitare il supplemento di 2 euro.

D’altro canto, assisteremo verosimilmente a un cambiamento nelle abitudini di acquisto. I consumatori diventeranno più sensibili alla logistica: il ritiro presso i locker diventerà la norma per chi vuole risparmiare, trasformando il paesaggio urbano con una proliferazione di questi punti di raccolta. Se da un lato l’utente finale vedrà un aumento dei costi diretti, dall’altro la misura potrebbe stimolare una logistica più efficiente e meno invasiva. Resta da vedere se il mercato assorbirà il colpo o se questa tassa segnerà una frenata per un settore che, fino ad oggi, sembrava non conoscere limiti alla propria espansione.