Carta forno, hai sempre sbagliato a riciclarla | Carta o secco: finalmente la soluzione (anche l’etichetta sbaglia)

Carta forno

carta forno (Pexels) - MtvPuglia

La carta da forno sembra un imballo riciclabile, ma per COMIECO è un falso amico: nella maggior parte dei casi va gettata nel secco residuo, a meno che non sia chiaramente indicata come compostabile, smentendo l’idea che sia sempre “carta” da riciclare.

In cucina è un alleato quotidiano: si usa per cuocere, per evitare che gli alimenti si attacchino e per ridurre il consumo di grassi. La consistenza e l’aspetto ricordano un normale foglio di carta, e proprio questo genera uno dei fraintendimenti più comuni nella raccolta differenziata domestica. Molti, convinti che un prodotto così sottile e apparentemente naturale sia riciclabile, lo conferiscono nel contenitore della carta senza verificarne la reale composizione.

Secondo COMIECO, l’errore nasce dalla sua struttura: la carta da forno tradizionale è trattata con siliconi o rivestimenti antiaderenti che la rendono resistente al calore ma non compatibile con il riciclo della carta. Sono materiali che interferiscono con i processi industriali e che richiedono un conferimento diverso. Solo le versioni certificate compostabili, riportanti simboli e diciture chiare, possono seguire un percorso distinto e finire nell’organico.

Perché la carta da forno finisce nel secco residuo

La presenza dei rivestimenti antiaderenti è il motivo per cui la carta da forno tradizionale non può essere recuperata come carta. In fase di riciclo, questi strati non si sciolgono e compromettono la qualità della fibra, rendendola inutilizzabile. COMIECO inserisce quindi la carta forno nel gruppo dei materiali “a rischio contaminazione”, indicando il secco residuo come unica destinazione corretta quando non esistono altre certificazioni.

Anche l’uso domestico contribuisce alla necessità di smaltirla nel secco. A contatto con oli, residui di cibo e alte temperature, il foglio si impregna e si degrada in modo non compatibile con il riciclo. Questo rende impossibile reimmetterlo nel circuito della carta, che deve garantire standard qualitativi molto severi. In altre parole, ciò che appare come un materiale semplice è in realtà un manufatto complesso, pensato per resistere e non per essere riciclato.

Come riconoscere quella compostabile e evitare l’inganno della “carta”

La variante compostabile rappresenta l’eccezione, non la regola. Per essere tale deve riportare in modo evidente la certificazione che ne attesta la biodegradabilità negli impianti industriali. In questi casi il conferimento corretto è nell’organico, perché il materiale si degrada completamente durante il processo di compostaggio. Senza questa indicazione, ogni foglio va considerato non riciclabile, anche se al tatto e alla vista sembra una comune carta brunastra o bianca.

L’inganno è proprio nella percezione visiva: molti consumatori associano automaticamente la carta forno all’idea di carta pura, e quindi riciclabile. La chiarezza arriva invece dalle indicazioni tecniche. COMIECO ricorda che il riciclo funziona solo se i materiali immessi nel contenitore giusto rispettano gli standard previsti. Per questo distinguere tra fogli compostabili e quelli normali diventa un gesto fondamentale. Una semplice verifica dell’etichetta evita conferimenti sbagliati e rende più efficiente l’intero sistema, trasformando un’abitudine quotidiana in un atto di responsabilità ambientale che impedisce alla “finta carta” di finire dove non dovrebbe.