Questo fungo è super velenoso | Lo raccogli tranquillamente e poi ti fa malissimo: come beccarlo al primo tentativo
La raccolta dei funghi è una passione diffusa ma nasconde insidie mortali. Scopri i rischi delle specie tossiche e l’importanza del controllo micologico.
Fungo velenoso (Pexels) - MtvPuglia
Con l’arrivo delle piogge autunnali, i boschi italiani si popolano di appassionati cercatori, armati di cestini e spinti dal desiderio di portare in tavola prelibatezze naturali. Tuttavia, dietro il fascino bucolico della raccolta dei funghi, si cela un pericolo spesso sottovalutato: l’intossicazione da specie velenose. Ogni anno, i pronto soccorso registrano centinaia di casi di avvelenamento, alcuni dei quali purtroppo con esiti fatali o con conseguenze permanenti per la salute, come la necessità di trapianti di fegato o reni. La linea di demarcazione tra una cena prelibata e una tragedia è sottile e, troppo spesso, tracciata dall’inesperienza o dall’eccessiva sicurezza.
Il regno dei funghi è vasto e complesso. In natura esistono migliaia di specie, ma solo una piccola parte è commestibile e di pregio. Il problema principale risiede nel mimetismo biologico: molti funghi tossici o mortali somigliano in modo impressionante ai loro “gemelli” commestibili. L’errore di valutazione è la causa primaria delle intossicazioni. Non basta aver raccolto funghi per anni nello stesso posto per essere immuni dal rischio; le condizioni ambientali possono favorire la crescita di specie diverse o modificare l’aspetto di quelle note, traendo in inganno anche l’occhio più allenato ma non scientificamente preparato.
Falsi miti e credenze popolari: nemici della sicurezza
Uno degli aspetti più preoccupanti legati alla raccolta amatoriale è la persistenza di credenze popolari prive di fondamento scientifico, utilizzate erroneamente per “testare” la commestibilità dei funghi. È fondamentale sfatare questi miti una volta per tutte. Non è vero, ad esempio, che se un fungo è mangiato da lumache o insetti allora è sicuro per l’uomo; la fisiologia degli invertebrati è completamente diversa dalla nostra e ciò che è innocuo per loro può essere letale per noi. Allo stesso modo, le prove “casalinghe” come l’annerimento dell’aglio, del prezzemolo o di un cucchiaio d’argento durante la cottura non hanno alcuna validità chimica nel rilevare le tossine.
Un altro errore gravissimo è pensare che la cottura prolungata elimini il veleno. Sebbene alcune specie siano tossiche solo da crude e diventino commestibili dopo adeguata cottura (come i chiodini, Armillaria mellea), le tossine più pericolose, come le amatossine presenti nella tristemente nota Amanita phalloides, sono termostabili. Questo significa che resistono alle alte temperature: il fungo rimane mortale anche se bollito, fritto o essiccato. Affidarsi a queste “regole della nonna” o, peggio ancora, ad applicazioni per smartphone che promettono di riconoscere i funghi tramite una foto, è un comportamento irresponsabile che mette a repentaglio la propria vita e quella dei propri commensali.
L’importanza del controllo micologico e cosa fare in caso di dubbio
L’unica vera garanzia per consumare funghi in sicurezza è la certificazione di un esperto. In Italia, le Aziende Sanitarie Locali (ASL) mettono a disposizione gratuitamente o con ticket minimi gli Ispettorati Micologici, dove micologi professionisti esaminano il raccolto dei cittadini. Questo servizio è un baluardo fondamentale per la salute pubblica: gli esperti non si limitano a scartare gli esemplari velenosi, ma verificano anche lo stato di conservazione di quelli commestibili, poiché anche un fungo buono, se troppo vecchio, invaso da parassiti o mal conservato, può diventare tossico.
Nel caso in cui, nonostante le precauzioni, si verifichi l’ingestione di funghi non controllati e insorgano sintomi di malessere, il tempo è un fattore cruciale. I sintomi possono variare da disturbi gastrointestinali immediati a sindromi a lunga latenza (che compaiono dopo 6-24 ore o più), le quali sono spesso le più gravi poiché il veleno ha già avuto tempo di agire sugli organi interni. In presenza di nausea, vomito, dolori addominali o vertigini dopo un pasto a base di funghi, è imperativo recarsi immediatamente al Pronto Soccorso, portando con sé, se possibile, i residui dei funghi cotti o crudi, o i resti del vomito. Questo permette ai medici e ai micologi di identificare la specie responsabile e somministrare l’antidoto o la terapia corretta. La prudenza non è mai troppa: nel dubbio, il fungo va sempre lasciato nel bosco.
