01/10/2013 – www.winerover.it
diMaddalena BaldiniDopo aver chiarito la corrispondenza genetica con lo Zinfandel californiano, oggi il Primitivo si mostra come vino simbolo a tutela di un territorio La Puglia può essere raccontata in molti modi, attraverso il suo mare, attraverso la sua cultura, la sua cucina e le sue tradizioni. In realtà questa terra del sud Italia è un vero e proprio laboratorio a cielo aperto nella produzione di vino. Per anni grande serbatoio per il nord – da qui infatti partivano i vini da taglio per le regione settentrionali – oggi sta cavalcando le aspettative proponendo una varietà sostanziosa di vini, molti dei quali prodotti con le uve autoctone come il primitivo. Un’uva nera dalla precoce maturazione – da qui sembrerebbe derivare il nome – con un’elevata componente polifenolica (sostanze naturali prodotte dalla pianta), in grado di dare vini dalla marcata acidità, dal deciso tenore alcolico e dai tannini robusti. Un vitigno interessante da molti punti di vista, primo fra tutti per il suo stretto legame con lo zinfandel californiano anzi, documentazioni e studi accertano la loro identità genetica visto che ad arrivare in America è stato proprio il vitigno pugliese. Seguendo per gradi l’evoluzione delle ricerche bisogna tenere in considerazione che la parentela non è solo tra primitivo e zinfandel ma anche con un altro vitigno, oramai poco diffuso, sulle coste e sulle isole della Dalmazia chiamato Crljenak Kaštelanski. Il tutto parte da uno studio iniziato nel 1967 per volere di Austin Goheen, un fitopatologo dell’università di Davis che, dopo una sosta a Bari, scoprì la somiglianza tra il vino primitivo e lo zinfandel californiano che fino a quel momento veniva considerata l’unica varietà autoctona americana. Le ricerche hanno avuto esito nel 1994 con la firma di Carole Meredith, uno scienziato famoso per lo studio dei vitigni, con un responso molto chiaro: lo zinfandel fa parte della vitis vinifera europea e, visto che in America non esistono ceppi di questo genere, è giusto dedurre che sia arrivato nel Nuovo Mondo dall’Europa. Le ipotesi sull’approdo del primitivo in California sono ancora un po’ incerte. Si sa invece che il primitivo arrivò in Puglia dall’altra costa dell’Adriatico, forse già per mano dei greci oppure per mano di alcune popolazioni che si rifugiarono nelle terre pugliesi per evitare le persecuzioni dei turchi. Studi più recenti hanno invece trovato affinità con un’uva, sicuramente arrivata dall’altra parte del mare, chiamata Zagarese. Da qui i dati si fanno un più sicuri visto che le prime barbatelle di primitivo arrivate a Manduria risalgono alla fine del 1800, portate dalla contessa Sabini di Altamura, come dote matrimoniale a Tommaso Schiavoni Tafuri. Il merito va al cugino del marito che iniziò la coltivazione di questa uve nelle terre poco lontane da Manduria, a Campomarino. La prima annata messa in bottiglia risale al 1891 con la denominazione, appunto, di Campomarino. Eccellenza della regione, il Primitivo si distingue per il suo colore rubino intenso, per i marcati profumi di frutta matura, di spezie e liquirizia. In bocca mostra una vigorosa struttura e tannini evidenti, in aggiunta a una decisa gradazione alcolica. Senza dubbio, assieme ad altre varietà regionali è considerato come uno degli ambasciatori pugliesi, visto dagli stessi produttori come un vino capace di offrire sempre maggiori peculiarità. La pensa cosìClaudio Quartaattivo imprenditore vinicolo che ha deciso qualche anno fa di spostare le sue attenzioni dal settore della genetica medica a quello dell’enologia. «Ho capito che il mercato richiedeva sempre di più vini che ben sapessero rappresentare un territorio di origine. Ecco perché, con il supporto del professor Scienza, ho acquistato diversi ettari di terreno a Lizzano, in provincia di Taranto, piantando vigneti e dando vita alla Cantina Tenute Eméra». All’intraprendenza di Quarta si collega il dinamismo diCosimo Varvaglione e Maria Teresa Basile, proprietari della Vigne & Vini. Riconoscimenti e un ricco mercato estero sono un ottimo biglietto da visita per i loro prodotti che alternano una linea giovane a etichette più strutturate come il Primitivo Papale e il Papale Oro. In aggiunta, assieme a poche altre aziende italiane fanno parte di un progetto di studio sull’umidità terreni e sulle condizioni viti in diretto contatto con l’università di Tor Vergata. Grande sostenitore del primitivo ancheGregory Perruccia capo della Racemi. Lui, da tempo e in prima persona, ha portato avanti la campagna e la ricerca del legame tra lo zinfandel californiano e l’uva primitivo, entrando a far parte del prestigioso ZAP (Zinfandel Advocates and Producer)associazione che ogni anno raduna a San Francisco tutti gli intenditori di Zinfandel. Anche gli imprenditori del Nord Italia investono nel Sud della Penisola, come la famiglia Zonin che nel 2000 ha acquistato laMasseria Altemura, una costruzione del 1600 completamente ristrutturata, circondata da circa 300 ettari di terreno, e resa operativa da pochi anni. «Lo scopo era quello di contribuire alla rinascita della viticultura pugliese– dice Michele Zonin –sulla stessa linea che la famiglia ha seguito nella gestione delle altre aziende distribuite su tutto il territorio nazionale».A testimonianza di quanto le antiche tradizioni pugliesi possano fare la differenza laMasseria Jorcheproduce un Primitivo Riserva affinato parte in barrique e parte nei Capasoni, recipienti simili a grandi giare usati in Puglia per la conservazione del vino. Cantine e persone che hanno saputo recuperare e rilanciare le ricchezze della terra di Manduria senza alterare il gusto di appartenenza al territorio.
