In Puglia c’è un borgo che ha una lingua tutta sua: sembra di essere in Provenza ma siamo assolutamente in Italia | Un borgo di pietra unico nel suo genere

Alla scoperta di Faeto, borgo dei Monti Dauni dove si parla ancora il francoprovenzale. Un viaggio tra storia angioina, natura incontaminata e gastronomia d’eccellenza.

Faeto

Faeto (Wiki) - mtvPuglia

Immaginate di trovarvi nel profondo Sud Italia, tra le alture boscose della Puglia settentrionale, e di sentire gli anziani seduti in piazza conversare non nel dialetto locale, ma in una lingua che evoca le sonorità d’Oltralpe. Benvenuti a Faeto, il comune più alto della provincia di Foggia, un luogo dove la geografia pugliese sposa inaspettatamente la storia francese. Questo piccolo borgo, incastonato come una gemma sui Monti Dauni, rappresenta un unicum culturale e antropologico: è una delle poche isole linguistiche francoprovenzali presenti in Italia, testimonianza vivente di una migrazione avvenuta secoli fa e custodita gelosamente fino ai giorni nostri.

Un’isola linguistica francoprovenzale sui Monti Dauni

La particolarità di Faeto risiede nella sua anima doppia. Se le pietre e il paesaggio sono inequivocabilmente appenninici, la lingua – il faetano – è l’eredità diretta di un evento storico preciso. Bisogna risalire alla seconda metà del XIII secolo, quando Carlo I d’Angiò, sovrano di Napoli, inviò un contingente di soldati provenzali e borgognoni per presidiare la fortezza di Crepacuore, strategica per il controllo del territorio contro i Saraceni di Lucera. Quei soldati, una volta terminata la campagna militare, decisero di stabilirsi in queste terre, portando con sé le proprie famiglie, le proprie tradizioni e, soprattutto, la loro lingua.

Oggi, a distanza di oltre sette secoli, il francoprovenzale è ancora vivo. Non è un reperto da museo, ma una lingua parlata quotidianamente tra le vie del paese, insegnata nelle scuole locali e celebrata attraverso eventi culturali. Visitare Faeto significa immergersi in questa straordinaria resistenza culturale. Camminando per i vicoli, è possibile leggere la toponomastica bilingue e ascoltare suoni che rimandano alle valli alpine tra Francia, Svizzera e Italia, creando un cortocircuito cognitivo affascinante per chiunque si aspetti la classica atmosfera del Mezzogiorno.

Il borgo di pietra e il respiro della natura

Al di là della sua eccezionalità linguistica, Faeto merita di essere visitato per la sua bellezza intrinseca e per la pace che sa offrire. Il centro storico è un dedalo di stradine lastricate, archi e case in pietra viva che sembrano sfidare il tempo. La struttura urbanistica conserva l’impronta medievale, con la chiesa madre del Santissimo Salvatore che domina la scena, custode di pregevoli opere d’arte sacra. Ma è l’atmosfera rarefatta, tipica dei borghi d’altura (siamo a oltre 800 metri sul livello del mare), a rendere la passeggiata un’esperienza rigenerante.

Il borgo è letteralmente abbracciato dalla natura. Alle sue spalle si estende il maestoso Bosco Difesa, uno dei complessi boschivi più importanti della Puglia per estensione e biodiversità. Si tratta di una faggeta secolare di straordinaria bellezza, attraversata da sentieri che fanno la felicità degli amanti del trekking e del turismo lento. Qui, tra querce, cerri e faggi imponenti, si può visitare il giardino botanico o raggiungere le sorgenti del fiume Celone. È il luogo ideale per chi cerca una fuga dall’afa della costa e dal caos del turismo di massa, offrendo un contatto autentico con un ecosistema appenninico ancora intatto.

Il gusto della tradizione: il Prosciutto di Faeto e i motivi del viaggio

Nessun viaggio in Italia può dirsi completo senza l’esplorazione delle tradizioni culinarie, e Faeto eccelle anche in questo campo. Il borgo è rinomato in tutta la regione (e oltre) per la produzione del Prosciutto di Faeto, un salume pregiato ottenuto da suini allevati allo stato brado nei boschi circostanti. Il microclima secco e ventilato dell’alta collina favorisce una stagionatura naturale che conferisce al prodotto un sapore dolce e delicato, inconfondibile. Gustare una fetta di questo prosciutto, magari accompagnata dal pane locale e da un bicchiere di vino rosso, è un rito che da solo vale il viaggio. Ogni anno, il borgo celebra questa eccellenza con una sagra che attira migliaia di visitatori, unendo gastronomia e folklore.

Perché, dunque, visitare Faeto oggi? Perché rappresenta un modello di turismo sostenibile e consapevole. È la destinazione perfetta per il viaggiatore curioso che vuole andare oltre le solite mete balneari pugliesi. Visitare Faeto significa sostenere le piccole comunità interne che lottano contro lo spopolamento, scoprire una storia europea che unisce Napoli alla Provenza e respirare l’aria pulita di un luogo dove l’ospitalità è sacra. È un invito a rallentare, ad ascoltare una lingua antica e a riscoprire il piacere delle cose semplici e genuine.