In Puglia si beve lo stesso vino dai tempi dei greci: è definito il “Barolo del Sud” ed è una delizia assoluta | 3000 anni di storia in un calice

Un viaggio alla scoperta dell’Aglianico in terra pugliese: dalle antiche origini greche all’eccellenza della produzione nella zona di Castel del Monte.

Uve da Aglianico

Uve da Aglianico (Web) - MtvPuglia

Nel vasto e variegato panorama ampelografico italiano, pochi vitigni possono vantare la nobiltà, la storia e la complessità dell’Aglianico. Spesso definito il “Barolo del Sud” per la sua straordinaria capacità di invecchiamento e per la struttura tannica imponente, questo vitigno ha trovato nel Mezzogiorno d’Italia la sua culla ideale. Sebbene la Campania e la Basilicata siano spesso citate come le sue terre d’elezione primarie, la Puglia recita un ruolo fondamentale e distintivo nella storia di questa uva, offrendo un’espressione territoriale unica che merita di essere esplorata con attenzione.

Dalle radici greche alla dominazione aragonese

La storia dell’Aglianico si perde nella notte dei tempi, intrecciandosi indissolubilmente con le rotte commerciali del Mediterraneo antico. Le origini del vitigno sono quasi certamente greche: introdotto in Italia dai coloni ellenici intorno al VII-VI secolo a.C., era originariamente conosciuto come Vitis Hellenica. Per secoli, questa uva ha rappresentato il vino dei re e dei poeti, celebrato da Orazio e Plinio il Vecchio per la sua qualità superiore.

Il passaggio etimologico dal nome “Ellenico” all’attuale “Aglianico” è una testimonianza affascinante delle vicende storiche del Sud Italia. La trasformazione linguistica avvenne durante la dominazione spagnola degli Aragonesi nel XV secolo. A causa della pronuncia spagnola, la doppia “l” di Hellenico si trasformò nel suono “gli”, dando vita al termine Aglianico. In Puglia, questo vitigno ha trovato un habitat favorevole sin dall’antichità, radicandosi profondamente non solo come coltura, ma come elemento culturale, specialmente nelle zone confinanti con la Basilicata e nell’area settentrionale della regione, dove le condizioni pedoclimatiche ne esaltano le caratteristiche di austerità ed eleganza.

Il Terroir Pugliese: L’Aglianico delle Murge

Mentre l’Aglianico del Vulture cresce su terreni vulcanici e quello campano su suoli argillosi-calcarei, l’Aglianico pugliese sviluppa una personalità distinta grazie al terroir specifico della regione, in particolare nell’area della Murgia e del pre-appennino. Qui, il vitigno incontra un terreno prevalentemente calcareo e tufaceo, povero di acqua ma ricco di minerali, che costringe le radici a scendere in profondità.

Il clima pugliese gioca un ruolo cruciale. L’Aglianico è un vitigno a maturazione tardiva; la vendemmia avviene spesso tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, quando le escursioni termiche tra giorno e notte diventano più marcate. In Puglia, la maggiore insolazione e la ventilazione costante proveniente dall’Adriatico permettono alle uve di raggiungere una maturazione fenolica perfetta, smussando talvolta le spigolosità tanniche tipiche del vitigno. Il risultato è un vino che, pur mantenendo la sua proverbiale struttura e acidità, si presenta spesso con note fruttate più calde e avvolgenti, sentori di prugna, spezie dolci e un sottofondo minerale che riflette la natura carsica del suolo delle Murge.

Vino
Vino (Pexels) – MtvPuglia

La produzione contemporanea e la DOC Castel del Monte

Oggi, la produzione di Aglianico in Puglia rappresenta una nicchia di eccellenza che si sta ritagliando uno spazio sempre più importante nel mercato internazionale. Il cuore pulsante di questa produzione è la zona della DOC e DOCG Castel del Monte, situata a ovest di Bari. Qui, all’ombra del misterioso maniero di Federico II, l’Aglianico viene vinificato sia in purezza che in assemblaggio, spesso insieme ad altre varietà autoctone come il Nero di Troia, per creare vini di grande equilibrio.

I produttori pugliesi moderni hanno saputo interpretare questo vitigno “difficile” con grande maestria. Le tecniche di vinificazione attuali prevedono spesso lunghi affinamenti in legno (botti grandi o barrique) per domare i tannini vigorosi e garantire quella longevità che rende l’Aglianico famoso nel mondo. Un Aglianico pugliese di qualità può evolvere in bottiglia per decenni, sviluppando complessi aromi terziari di cuoio, tabacco e cacao. Non è più solo un vino da taglio o un prodotto rustico, ma un’etichetta da meditazione e da alta gastronomia, capace di accompagnare i piatti ricchi della tradizione locale, come l’agnello al forno o i formaggi stagionati, e di competere a testa alta con i grandi rossi italiani.